Marquenterre: alla conquista delle crocs, in una sconfinata terra di frontiera sulla Manica

#Bonjour #Marquenterre n. 21-13/08/2018 Il termine “baia” l’ho sempre associato a paradisi tropicali, tipo “atollo” o “noce di cocco”. Ecco, ieri mi sono avventurata in ben due baie a due ore a nord di Parigi. Si tratta della baia d’Authie e, più a sud, della baia della Somme. Sono a Marquenterre, una regione naturale situata sul canale della Manica, il cui nome, dal latino, significa letteramente “terra di frontiera“. Confermo.

Sì, e ieri mi sono sentita a più riprese come una vera esploratrice. La Robinson Crusoe de noantri sulle crocs locali. No, non le crocs le scicchissime ciabatte di plastica coi buchi. Le “crocs” in picardo sono le dune.

Ecco, mi sono avventurata tra vere e proprie catene di dune millenarie, intorno al cosiddetto massif dunaire du Marquenterre, ho conquistato la mitica dune de la Pyramide, ho attraversato pinete centenarie, boschi, giuncheti, torrenti, stagni, paludi, isole… fino a che il GPS non mi ha geolocalizzato direttamente dispersa IN MEZZO AL MARE, a oltre un km dalla punta di Saint-Quentin. Delle falesie bianche si stagliavano in lontananza sull’altra riva della baia. #inMezzoAlMar

Preciso, non ero in battello, ma in bici. Ecco, su un itinerario di 60 km, attraversando rapidamente villaggi come Fort-Mahon, Quend e Saint-Quentin-en-Tourmont, ne ho percorsi 25 in condizioni da prova speciale di sopravvivenza. Con incoraggiamenti e complimenti da parte del raro pubblico incrociato sul cammino. Con chiunque, ci si salutava come neanche su un sentiero di alta montagna. Quasi ci si abbracciava. Una coppia mi ha offerto dei viveri, una gaufre (meglio conosciuta come wafeln, in Italia) e si è assicurata che avessi abbastanza liquidi per idratarmi, che conoscessi l’orario delle maree e che avessi previsto un qualcosa per coprirmi, nel caso non ce l’avessi fatta a uscire dalla riserva prima del calare della notte. In quel momento, un’enorme oca ci ha sorvolato a pochi metri di quota. Talvolta mi sono trovata accanto a stormi di gabbiani, garzette, aironi, cigni, anatre. Di tanto in tanto incontravo dei cavalli. Ho scoperto che amano fare il bagno. Dopo aver assaporato la salicornia, ho trovato di enormi rovi di more mature e dolcissime, che ho vissuto come un vero premio. E il cielo si è fatto di colpo scurissimo per accompagnare gli ultimi troppo facili km su strada (18, tra asfalto e sterrato) a una pioggia torrenziale. E una atleticissima lepre mi ha indicato in parte la via, mentre le mucche, annoiate, ruminavano.

P.S. Ecco, attraversare questa riserva naturale con la bici sembrava impossibile a chiunque incrociassi. È stata dura, durissima, confesso. Ma lo rifarei.

E per concludere, una parola in omaggio anche all’entroterra locale. Ebbene sì, amo la campagna malgrado una sveglia forzata all’alba. Una sveglia in 4 tempi: chicchiricchí di un gallo, muggito di una mucca, cucù di un cuculo, ronzio dell’unico esemplare di zanzara di tutta la regione. Quest’ultima ha fatto rapidamente una brutta fine. #AmoLaCampagna

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