Rom nomadi, un ossimoro
Sui giornali vengono spesso descritti come “zingari” che chiedono l’elemosina, che rubano o che non lavorano. Ma parlare dei Rom dovrebbe presupporre innanzitutto una maggiore conoscenza del loro mondo, affinché si possa andare aldilà dei pregiudizi. Un tema di stretta attualità, con la dura presa di posizione francese dei mesi scorsi, lo scontro con le istituzioni europee, la difficile convivenza in Italia.*
Rom nomadi, un ossimoro. È uno dei concetti che Santino Spinelli, primo e unico professore rom di lingua e cultura romanì in Europa, ha illustrato all’incontro ‘Rom, ospiti sgraditi’, presso il Centro Servizi Alessi. “Bisogna superare lo stereotipo del nomadismo rom – ha dichiarato Spinelli -, perché non è una caratteristica tipica della nostra cultura. Siamo sempre stati obbligati a emigrare e scappare. Questo pregiudizio – ha sostenuto il progessore – giustifica l’esistenza dei campi cosiddetti nomadi: è segregazione razziale, un retaggio della cultura nazifascista, un crimine contro l’umanità”.
Lo studioso ha proposto dal vivo, insieme ai suoi figli, musiche e canti in lingua romanì targate ‘Alexian ta le chavé’. Un viaggio suggestivo nella cultura musicale rom, che ha introdotto Gabriella Capparelli del Tg1. ‘Zingari’, che eteronimo: “implica il carattere di asocialità e nomadismo”, ha puntualizzato Spinelli. La giornalista ha condotto insieme allo studioso Luca Bravi e a Gian Paolo Accardo di Press Europe, una riflessione sulle parole del razzismo e dell’integrazione: “in Italia – ha fatto sapere Capparelli -, il popolo rom conta 170mila presenze, per il 70% di antico insediamento”. Conoscersi per integrarsi. Questo è l’obiettivo che occorre perseguire per far fronte a quella che è stata definita ‘emergenza rom’. “In nome di un razzismo ‘democratico’ – ha dichiarato Spinelli -, che viene giustificato con una ‘differenza culturale’, il rom viene tenuto a distanza. Chi conosce un autore, un cantante, uno scrittore rom – ha interrogato la platea, il professore -? I media parlano del ladro e non del barista: la normalità non tocca le corde dell’emotività – ha attaccato Spinelli -, ma non pare ancora assodato che la delinquenza non è caratteristica genetica. Il criminale ha un nome e un cognome, i reati nascono da situazioni di degrado – ha evidenziato lo studioso -: per questo occorre investire i fondi europei che vengono stanziati nello smantellamento dei campi, ma soprattutto nella scuola. Coinvolgendoci direttamente nei progetti che ci riguardano e promuovendo la nostra cultura”. (lvr)
(Estratto dal reportage pubblicato su Occhiaperti.net, 16 aprile 2011)
*IFJ 2011 – “Rom, ospiti sgraditi” – Ore 11.30, sabato 16 aprile 2011, Perugia